Crowd Act è un nuovo social network concepito come un luogo di discussione comune
Così, alla prospettiva di Facebook e di Twitter se ne sono aggiunte molte altre, ciascuna delle quali pone l’accento su qualcosa che è pure presente altrove, ma che viene posto al centro, abilitando gli utenti a un utilizzo più semplice, immediato o intenso di determinate funzioni. Se da una parte Pinterest pone l’accento sulla funzione di “collezione” personale di contenuti interessanti, altri social network si sono specializzati nella costruzione di eventi di un certo tipo (ad esempio eventi sportivi o musicali, per cercare partner o pubblico). Un nuovo arrivo interessante è rappresentato da Crowd Act, attualmente in fase Beta.
Qui l’accento, la prospettiva prevalente, è quella della discussione di tematiche calde. Come in Twitter, è qui possibile concorrere con perfetti sconosciuti nel commento e nella discussione di un medesimo oggetto (un libro, una notizia, un’idea, un argomento politico, un personaggio pubblico etc.). A differenza di Twitter, però, i singoli interventi sono qui concepiti in ottica collaborativa, perché la folla (il crowd) contribuisce a definire il trend di apprezzamento dell’oggetto discusso, un po’ come in un sondaggio – con la differenza che l’argomento del sondaggio viene posto dai votanti stessi. Lo slogan di Crowd Act parla chiaro: è un “Subject-based social media and Network”, costruito attorno all’idea di engagement e partecipazione collettiva della folla (“United we count”), per far sentire la propria voce (“Make your voice heard”).
Gli argomenti sono frutto della passione degli utenti per un certo oggetto, e hanno dunque una stabilità tendenzialmente maggiore di un semplice trending topic di Twitter. Il baricentro si sposta qui dalla condivisione e commento di contenuti su un proprio profilo/blog/pagina o su quello di un proprio amico/contatto alla condivisione e al commento di tematiche con (potenzialmente) tutta la rete, nell’ottica di un impegno nel determinare lo stato di salute di un certo argomento. La folla interviene per stabilire qual è il polso di una certa situazione e dunque – inevitabilmente – a modificarlo, imprimendo con le sue dinamiche collettive l’andamento “di mercato” degli oggetti di cui discute.
In un tempo in cui la folla cerca dimensioni di partecipazione che sfuggano ai meccanismi classici di rappresentazione politica – e al tempo stesso evitino di cadere nelle trappole di un’impossibile democrazia diretta – le piattaforme crowd hanno certamente un rinnovato interesse.