C’è ancora speranza per combattere il riscaldamento globale e il conseguente restringimento dei ghiacci?
Non ci sono ormai più dubbi sulla sostanziale origine antropica dei cambiamenti climatici, d’altronde il materiale scientifico in materia è ormai convalidato.
Purtroppo poi esistono anche prove drammaticamente concrete di quanto sta accadendo, una ulteriore testimonianza è quella di Peter Wadhams, uno dei due scienziati che ha avuto la possibilità di studiare i ghiacci del polo nord imbarcato su un sottomarino nucleare.
In questa intervista Peter Wadhams, che presiede il “Polar Ocean Physics Group” presso l’Università di Cambridge, chiarisce come e perché, per secoli e forse più, non rivedremo i preziosi ghiacci artici (una fortuna solamente per chi si immagina di sfruttarne i giacimenti di materie prime o le nuove rotte).
Questo perché anche per i ghiacci artici abbiamo raggiunto il famigerato effetto soglia. L’ambiente in pratica si comporta come una molla, sopporta “pesi” fino a un certo limite, ed entro quel limite riesce a tornare, in tempi ragionevoli, nello stato originale. Oltre la soglia, e quindi oltre un certo peso, la molla si deforma ineluttabilmente e non riesce più a recuperare la forma originaria. Questo è quanto accade ai ghiacci polari che sono così compromessi dall’essere condannati alla scomparsa.
Wadhams comunque non si dà per vinto, le soluzioni esistono e sono prevalentemente tecnologiche. Bisogna investire nelle rinnovabili e nel nucleare, ma soprattutto bisogna lavorare su geoingegneria o sulla diminuzione di carbonio nell’atmosfera.
Nel primo caso si stanno studiando un insieme di tecniche atte a ridurre artificialmente le temperature superficiali dell’aria, sia bloccando direttamente i raggi del sole sia aumentando l’albedo del pianeta in modo da modificare il bilancio complessivo delle radiazioni. Nel secondo non esistono, al momento, tecnologie sufficientemente avanzate (ed efficienti) per rispondere alle necessità dell’umanità, tanto che Wadhams arriva a sperare nell’organizzazione di un secondo progetto Manhattam che convogli risorse nell’elaborazione di una tecnologia in grado di catturare l’aria e ripulirla dalla CO2. In pratica, un sistema DAC (Direct Air Capture), ancora da inventare a costi sostenibili, che pompi l’aria, sottragga la CO2 liquefacendola o trasformandola chimicamente in qualcosa di diverso.
Abbiamo incontrato Wadhams a Tempo di libri, durante la presentazione del suo Addio ai ghiacci.
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