Antropocene, l’impatto dell’uomo sulla Terra in un documentario

Dal 19 settembre nei cinema italiani arriva Antropocene, un film che conduce lo spettatore a esplorare le evidenze dell’impatto umano sulla Terra

Piramidi di zanne alte diversi metri, 105 tonnellate di avorio, sequestrate al traffico illegale bruciano sotto il cielo del Nairobi National Park in Kenya. Oltre 10.000 elefanti sono stati uccisi dai bracconieri e il Paese vuole lanciare un messaggio chiaro con questo rogo: il patrimonio naturale non deve più essere profanato.

Burn

Scavatrici che pesano 12.000 tonnellate, le più grandi mai costruite, mangiano incessantemente il cuore della terra a Hambach in Geramnia. Qui si trova la maggiore miniera di carbone a cielo aperto del Paese. Dalla sua apertura, nel 1978, la miniera ha fatto radere al suolo diverse città per conquistare terreno.

Germany

Estesi specchi d’acqua di un verde intenso brillano al sole ad Atacama in Cile. Sono gli stagni di evaporazione del litio, nel deserto più arido del Pianeta. Il litio è usato in tutto il mondo negli impianti di assemblaggio delle batterie, per produrre farmaci, alluminio, vetro e per i nostri cellulari.

Uomini, donne e bambini ballano e cantano in una chiesa. Sono tantissimi. Si tratta della Chiesa del Dio Redento, nella città di Lagos in Nigeria. La chiesa è stata costruita per ospitare un milione di persone durante gli eventi religiosi. La popolazione di Lagos, in poche generazioni, è cresciuta da 200.000 abitanti a 20 milioni.

Lagos-Church

Fumi bianchi abbracciano Norilsk in Siberia, 320 km a nord del Circolo Polare Artico. La città ospita la più grande miniera e il più grande complesso di smaltimento di metalli pesanti al mondo. È il centro urbano più inquinato della Russia.

Norilsk

Questi sono solo alcuni degli scenari in cui ci conduce il documentario “Antropocene, l’epoca umana“. Il film racconta – attraverso un lavoro di quattro anni che ha toccato tutti i continenti salvo l’Antartide, venti Paesi e quarantatré diversi luoghi – l’orma indelebile che l’uomo imprime sulla Terra.

Antropocene, la nuova epoca

Gli esseri umani ogni anno spostano più sedimenti di quanto non facciano tutti i fiumi del Pianeta, hanno degradato, disboscato o frazionato l’85% delle foreste e sono la causa principale della sesta grande estinzione di massa.

Il film ha seguito il lavoro degli scienziati del gruppo “Anthropocene”. Un team di ricercatori che da nove anni raccoglie evidenze per capire se la nostra epoca geologica, l’Olocene – dopo quasi 12.000 anni – sia terminata. Il risultato di questo studio è uno: l’uomo è diventato la specie imperante sul Pianeta e le sue azioni impattano in maniera così elevata su ciò che lo circonda da definire il nome della nuova epoca in cui siamo entrati, l’Antropocene. Perché la Terra e i suoi sistemi sono influenzati più da noi esseri umani che da tutti gli altri processi naturali messi insieme.

Il documentario

Il documentario è stato realizzato dai registi pluripremiati Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier insieme al fotografo di fama internazionale Edward Burtynsky ed è il terzo di una trilogia – i precedenti lavori sono Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) – dedicata all’influenza delle attività umane sul Pianeta.

Un argomento non nuovo quello trattato nel film ma che viene affrontato in maniera organica e immediata, nonostante la complessità della tematica e le difficoltà oggettive di creare una visione d’insieme che tenga il filo tra globale e particolare. Attraverso immagini di eccezionale impatto visivo e sonoro – campi larghissimi, quasi sterminati, e poi riprese strette che raccontano la vita che si articola intorno a questi scenari –  la pellicola consente allo spettatore di “entrare” nei luoghi.

Grazie ai brevi dialoghi presenti tra persone che vivono e lavorano nei posti esplorati, chi osserva si identifica con gli uomini e le donne che parlano, anche se nati e cresciuti a migliaia di chilometri di distanza. Si identifica con i loro moti di orgoglio, con la naturalezza nel descrivere il proprio lavoro o la fierezza nel mostrare un talento. E così partecipa insieme ai suoi simili sparsi per il mondo alla criticità del momento storico che stiamo vivendo.
Una frase rimane simbolica, pronunciata da un membro della Polizia Nazionale Kenyota che si occupa di attività contro il bracconaggio: “proteggiamo gli animali ma ci sentiamo noi stessi il nemico perché siamo umani come lo sono i bracconieri”. E mentre la sequenza scorre e azzera la possibilità di sentirsi estranei, il film lascia il tempo di riflettere e di porsi delle domande.

I premi

La voce narrante, che nel film in lingua originale è del Premio Oscar Alicia Vikander, non critica o giudica, semplicemente espone alcuni dati a corredo delle immagini. L’obiettivo non è quello di fare indignare ma di incrementare una presa di coscienza: siamo tutti “umani”. Siamo tutti, chi più chi meno, coinvolti nel sistema, nessuno escluso. Il lavoro ha vinto il Premio del pubblico all’ultima edizione del Festival CinemAmbiente ed è un appuntamento a cui nessuno dovrebbe mancare, in particolare chiunque detenga una qualsivoglia forma di potere intellettuale, politico o commerciale, affinché ci si sbrighi a studiare e sostenere nuovi modelli di gestione, economici e produttivi più rispettosi dell’ambiente e del nostro futuro.

Il film uscirà nelle sale italiane il 19 settembre 2019 e sarà visibile in anteprima a Milano al Cinema Anteo giovedì 12 settembre alle ore 19.40. L’anteprima è presentata nell’ambito del Milano Green Forum, che offre gratuitamente una rassegna cinematografica dedicata ai temi ambientali. QUI TUTTE LE INFO

 

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