Riattualizzare la pratica degli incontri promozionali in casa aggiungendoci gli influencer e slegandoli dall’obbligo di vendere, l’idea di una start up italiana
A cura di Niccolò Cupellini
43 milioni, sono gli utenti connessi a internet in Italia, 34 milioni dei quali utilizzano i social network. Un enorme bacino che, negli ultimi anni, ha favorito la nascita degli influencer.
Sono persone in grado, grazie al loro seguito di utenti, di attrarre brand e aziende che vogliono promuovere in maniera mirata e diretta i loro prodotti.
Su questo mercato complesso e spesso poco trasparente una startup italiana ha deciso di scommettere in maniera del tutto innovativa, andando a reinventare il ruolo dell’influencer senza guardare ai grandi numeri di follower.
Gli “home parties”, le dimostrazioni di prodotti ad amici e conoscenti nella propria abitazione, nati con Brownie Wise negli Stati Uniti degli anni 50, diventano così 4.0, ma come sempre sarà il mercato a giudicare se questo ritorno, in parte digitalizzato, avrà successo.
Brandorbi, fondata da Gianluca Sansone e Marina Sciarrino, permette alle aziende di trovare host profilati in base a interessi e informazioni personali, che organizzano eventi privati in cui l’azienda può presentare dei prodotti, servizi o effettuare focus group.
Questa idea è nata dalle considerazioni fatte dallo stesso Sansone in veste di utente e di consumatore, oltre che dalle sue esperienze professionali.
Così ha origine la figura del Phygital influencer (neologismo che nasce dall’unione di Physical + Digital), che vive la realtà della sharing economy. Dichiara Sansone: «Ne sentiamo parlare spesso. È un nuovo trend, reso possibile dalle tecnologie, che effettivamente offre grandi vantaggi, generando un modello innovativo in questo settore. L’host può far incontrare le persone che lavorano in una azienda con potenziali clienti, ricevendo, tra l’altro, una remunerazione».
L’obiettivo è anche quello di «colmare una lacuna sia comunicativa che organizzativa in questo settore». Dunque anche blogger o persone comuni possono utilizzare il loro seguito di utenti e amici per diventare influencer, mentre l’azienda ha la possibilità di comunicare in maniera diretta e specifica a un pubblico selezionato, come confermato da Andrea Lacalamita, fondatore di Homepal, piattaforma di compravendita e affitto tra privati, che ha utilizzato Brandorbi oltre che i tradizionali strumenti di comunicazione per «capire in maniera più approfondita il percepito del cliente».
«Avere un ambiente informale e tranquillo» – ci ha spiegato – «permette di creare un clima diverso rispetto a quello che si instaura durante le classiche ricerche di mercato». In questo senso, l’obiettivo non è solo farsi conoscere, ma «poter raccontare la propria società in dettaglio, capire cosa attira o spaventa il cliente, insomma una sorta di analisi di mercato molto specifica e di marketing qualitativo». Questo si traduce in un modello che avvantaggia «tanto l’host, quanto il brand».
Brandorbi è un’idea imprenditoriale vincitrice del Premio Teseo per l’innovazione nelle imprese. La start up ha aperto una campagna di equity crowfounding sul portale Opstart in scadenza il 31 luglio.
Alla luce dei numeri di Brandorbi, che muove una community di 30mila utenti e circa un centinaio di aziende registrate, è chiaro come la connessione tra i social e il marketing online siano di grande attualità.
In particolare, gli influencer muovono un enorme flusso di denaro: solo nel 2016 e solo per Instagram parliamo di un giro di affari di 570 milioni di dollari. È quindi un mercato estremamente florido.
Il progetto Brandorbi però è stato pensato con l’intento di andare a ridefinire i canoni classici dei vecchi party di presentazione con gli amici, andando a «modificare il concetto di influencer marketing, che è sempre stato vissuto come strumento nel mondo digitale. Noi invece entriamo in questo mercato facendolo evolvere e creando un’opportunità nuova e complementare».
Il cambio di prospettiva è particolarmente evidente perchè è direttamente il brand, in prima persona, a presentare i suoi prodotti o servizi e il passaparola che si genera di conseguenza è «autentico e realmente efficace» – afferma orgogliosamente Gianluca Sansone – «ma soprattutto, in questo modo, si diventa dei veri influencer».
Nel mondo dell’influencer marketing sono presenti aspetti molto importanti ma poco considerati, come la regolamentazione dell’attività. Capita ad esempio che non siano segnalati con la dovuta chiarezza gli intenti pubblicitari. Anche sotto questo aspetto, Brandorbi cerca di distinguersi: infatti l’azienda si reca fisicamente all’evento che ha prenotato e in quel momento «ciò che noi abbiamo venduto è solo la parte organizzativa dell’evento».
La differenza principale con i competitor è che «sono trasversali o complementari. Esistono numerose piattaforme che permettono di affittare degli spazi e di organizzare un evento, ma che non profilano l’utente che fa da organizzatore. Ci sono vari player nel mondo marketing che sviluppano solo alcuni aspetti del nostro modello, mentre noi abbiamo creato una soluzione che riteniamo unica.»
I vantaggi sono molteplici. Lato influencer: chiunque può diventare un phygital influencer pur non avendo una fan base digitale, ma Sansone sottolinea che «l’importante è avere delle skill, saper vivere un momento conviviale, poter mettere a disposizione una location e saper accogliere l’azienda».
Per quanto riguarda le aziende, invece, «si parla molto di customizzazione del prodotto e del servizio al proprio cliente e nel nostro caso addirittura si può personalizzare il proprio messaggio di comunicazione e adeguarlo a ogni interlocutore» ma soprattutto «l’azienda entra in casa del proprio consumatore target che ha organizzato un piccolo party, con in media una decina di persone, Lui invita i suoi amici, prepara food and beverage, mentre l’azienda può adattare il messaggio a ogni singola persona».
Le informazioni messe a disposizione nel portale di Brandorbi includono il grafico della personalità dell’host, la descrizione dell’ambiente familiare, la presenza di animali o di locali per i fumatori. Sono raccolte in una scheda anonima che l’azienda, una volta che si è registrata alla piattaforma, può visualizzare grazie ad algoritmi che permettono di creare il giusto match con i profili interessati.
C’è poi un sistema di profilazione molto dettagliato a disposizione del brand che permette di visualizzare le schede degli utenti con tanto di rating e valutazione, permettendo così di selezionare le persone giuste, con la possibilità di avere una copertura capillare suddividendo il proprio budget su più eventi.
Sul versante economico Brandorbi offre all’influencer guadagni commisurati con la taglia dell’evento. Per un evento conversation di cinque/otto persone la media è di circa 250 Euro. Brandorbi guadagna una piccola perentuale del budget dalle aziende (12%) e dall’host (8%).
Per quanto riguarda il futuro della piattaforma, Sansone conclude: «Puntiamo a nuovi soci, nuovi brand e nuovi influencer. I fondi della campagna saranno investiti su tre fronti: acquisizione di risorse umane, marketing per sviluppare Brandorbi in città chiave italiane e europee, infine implementazioni informatiche molto importanti».