
Economia circolare dalle origini a oggi, un’analisi approfondita del suo significato
A cura di Luciano Pilotti, UNIMI – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali
L’Economia circolare definisce un sistema economico pensato per potersi (auto)rigenerare da solo. Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: biologici, o in grado di essere reintegrati nella biosfera, e tecnici, ossia destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
L’espressione fa riferimento sia a una concezione della produzione e del consumo di beni e servizi alternativa rispetto al modello lineare (ad esempio attraverso l’impiego di energie rinnovabili in luogo dei combustibili fossili), sia al ruolo della diversità come caratteristica imprescindibile dei sistemi resilienti e produttivi rappresentabili in forme olistiche come un “tutto integrato”.
Nell’economia circolare è anche messo in discussione il ruolo del denaro e della finanza modificandosi gli strumenti di misurazione della performance economica in senso multidimensionale e multifattoriale oltre a quelli che determinano il prodotto interno lordo verso il BES Benessere Equo e Sostenibile ma anche – dovremmo dire – Solidale in quanto capace di ridurre le diseguaglianze, spaziali e temporali, economiche, sociali ed educative.
Economia circolare ispirata ai sistemi viventi
L’economia circolare prende spunto dai meccanismi di retroazione (non lineari) che contraddistinguono i sistemi viventi e assume che i sistemi economici debbano funzionare come organismi (non come meccanismi meccanici), in cui le sostanze nutrienti sono elaborate e utilizzate, per poi essere reimmesse nel ciclo sia biologico che tecnico. Da qui deriva il concetto ricorrente nell’EC di “ciclo chiuso” o “rigenerativo” applicabile anche ai sistemi urbani e alle smart cities, oltre a imprese e istituzioni.
Ne risulta la nozione di sistemi di ottimizzazione non lineare piuttosto che di componentistica additiva, oppure di ‘progettazione su misura’. In generale una nozione di EC che trae origine da approcci più specifici, tra cui Cradle-to-Cradle, biomimetica, ecologia industriale ed economia blu. Il concetto di economia circolare dovrebbe costituire un quadro di riferimento per il pensiero come per il comportamento individuale e collettivo, come modello coerente di risposta alla fine dell’era del petrolio a buon mercato e delle materie prime non rinnovabili (come le terre rare per l’auto o gli smartphone). Integrando dunque maggiormente etica e business.
Le origini
Nel 1976, in un rapporto presentato alla Commissione europea, dal titolo “The Potential for Substituting Manpower for Energy“, Walter Stahel e Genevieve Reday delinearono la visione di un’economia circolare e il suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, risparmio di risorse e riduzione dei rifiuti come unica strada per assicurare la sopravvivenza della specie umana (ricerca pubblicata nel 1982: Jobs for Tomorrow – The Potential for Substituting Manpower for Energy).
L’impianto concettuale e operativo di economia circolare è riconducibile a diverse correnti di pensiero e, dal momento che trae ispirazione dai processi biologici dei viventi, è un modello di pensiero molto antico. Le applicazioni pratiche ai sistemi economici moderni e ai processi industriali risalgono agli anni ’70. L’idea di un circuito circolare dei materiali venne presentata nel 1966 da Kenneth E. Boulding in “The Economics of the Coming Spaceship Earth“. La promozione dell’economia circolare venne identificata come la politica nazionale nell’11º piano quinquennale della Cina a partire dal 2006. La Ellen MacArthur Foundation ha recentemente delineato le opportunità economiche, ambientali e sociali di questo modello di sviluppo sostenibile e responsabile oltre che “partecipativo” per una crescita condivisa.
I maggiori obiettivi dell’economia circolare sono l’estensione della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata, le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti. Insiste inoltre sull’importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti, in riferimento al concetto della “functional service economy“, che rientra nella nozione più ampia di “performance economy“ o del serviticing.
I rifiuti sono alimento o input di altri processi trasformativi
I rifiuti non esistono. I componenti biologici e tecnici di un prodotto (i nutrienti in biologia) sono progettati col presupposto di adattarsi all’interno di un ciclo dei materiali, progettato per lo smontaggio e ri-proposizione. I nutrienti biologici sono atossici e possono essere semplicemente compostati. I nutrienti tecnici – polimeri, leghe e altri materiali artificiali – sono progettati per essere utilizzati di nuovo con un dispendio di energia minimo verso una società “zero waste”. Sostenendo un aggiornamento riparativo con eco-design, modularità, versatilità e adattabilità che ne accentuano la resilienza agli shock esterni e in contrasto con efficienza statica e concorrenza dinamica a favore di logiche di coopetition.
Fine dello spreco d’uso del prodotto via sharing economy
Gran parte della materia (prima e seconda) trasformata in oggetti giace inutilizzata per la maggior parte della sua vita. Magazzini colmi di macchinari in attesa di essere dismessi, scatoloni in cantina pieni di vestiti con scarso valore affettivo, oggetti comprati e usati una volta l’anno secondo logiche fordiste e della produzione di massa su previsione in funzione dei principi delle economie di scala di “produrre prima di vendere” che espandono le scorte di magazzino.
L’economia circolare guarda invece ai processi di condivisione di prodotti e oggetti (sharing economy) con logiche produttive di “vendita prima di produzione” e tali da minimizzare le scorte. Ad esempio, un’automobile giace inutilizzata per circa il 95% del suo tempo contro il 40% di un’auto del car sharing. Come una lavatrice familiare rispetto ad una di condominio.
Energia da fonti rinnovabili e varietà energetica
Come per tutti gli esseri viventi, l’energia dovrebbe provenire dal flusso generato dalle forze naturali, prima tra tutte l’energia solare, poi dal vento, dal geotermico o dalle onde del mare.
Pensiero eco-sistemico ed economia circolare
L’EC evidenzia la capacità delle cose di influenzarsi reciprocamente entro un intero. Gli elementi sono considerati come ‘adatti a’ infrastrutture, ambiente e contesto sociale. Il pensiero sistemico si riferisce normalmente a sistemi non lineari: sistemi in cui attraverso condizioni di retroazione e partenza imprecisa il risultato non è necessariamente proporzionale a ciò che viene immesso come input perché il sistema può evidenziare proprietà emergenti. Esempi di questi sistemi sono tutti i sistemi viventi e qualsiasi sistema aperto come i sistemi meteorologici o le correnti oceaniche; anche le orbite dei pianeti hanno caratteristiche non lineari.
La comprensione delle dinamiche di un ecosistema è cruciale quando si cerca di definire e pianificare le correzioni del sistema stesso e le sue retroazioni, in mancanza delle quali i nostri sistemi socio-ecologici potrebbe portare a risultati disastrosi, imprevedibili come mostrato dal climate change. Ecco perché dobbiamo progettare ogni prodotto e servizio guardando all’impatto sul tutto, a monte e a valle, attraverso precisi principi di sostenibilità per garantire l’allineamento con le funzioni del sistema socio-ecologico. Una co-progettazione di network e filiera – o più in generale territoriale – che impatta anche sui cicli finanziari ridefinendo verso il basso prezzi e costi a favore di una società “O waste”.