Ce ne sono molteplici e il loro obiettivo è quello di aiutare il consumatore a fare scelte consapevoli e sostenibili al momento dell’acquisto di un prodotto
A cura di Francesca Confini e della Professoressa Laura Piazza, UNIMI – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali – AIDIC – Food Engineering
Le FOOD LABEL sono simboli, loghi, brand, marchi, parole, che si trovano sui prodotti o sulle loro confezioni e hanno lo scopo di informare il consumatore. Possono descriverne la qualità, il valore nutrizionale e, tra le tante cose, anche la sostenibilità.
Ogni alimento ha un impatto ambientale diverso che dipende principalmente dall’energia, dalle risorse necessarie per produrlo e dalle emissioni generate. Le food label saranno, sempre di più, il metodo di comunicazione grafica che permetterà al consumatore di poter fare una scelta consapevole e sostenibile durante gli acquisti.
Un esempio di food label per la sostenibilità è quella sviluppata dalla compagnia Carbon Trust: la CARBON FOOTPRINT dei prodotti analizzati e certificati.
Carbon footprint
La CARBON FOOTPRINT è la misura delle emissioni di gas serra totali associate a tutti i processi e i trasporti del ciclo di vita del prodotto.
Un report della Carbon Trust del 2020 ha evidenziato che 2/3 dei consumatori sono più predisposti ad apprezzare un brand che può dimostrare di aver diminuito la carbon footprint dei propri prodotti. In particolare, Italia, Francia e Spagna sono i Paesi con il più alto tasso di supporto a questa comunicazione; rispettivamente con l’82%, 80% e 79% dei consumatori che ritengono questa certificazione una buona idea.
Secondo uno studio dell’Università del Michigan, le emissioni del settore alimentare derivano per il 68% dalla produzione, per il 5% dal trasporto. A parità di calorie, la carne ha una maggiore carbon footprint rispetto al grano e alle verdure.
ISO 14001
Nel 2015 è stata creata la certificazione ISO 14001 da parte dell’organizzazione internazionale, indipendente, non governativa ISO che sviluppa Standard Internazionali per supportare l’innovazione e fornire soluzioni alle sfide globali.
In particolare, l’ISO 14001 definisce delle linee guida che le compagnie e le organizzazioni possono seguire per implementare un efficiente sistema di gestione ambientale.
Ci sono più di 300 000 certificazioni ISO 14001 in 171 nazioni del mondo, rilasciate a seguito della misurazione e del miglioramento dell’impatto ambientale delle imprese.
Secondo i dati di Accredia, l’Ente Italiano di Accreditamento, nel 2020, con l’eccezione della Cina, i Paesi nella top 10 per numero di certificati ISO 14001 ufficiali erano tutti sotto le 20 000 certificazioni: 18 000 per il Giappone e, al terzo posto, 17 000 per l’Italia.
EPD®
L’ EPD® (Environmental Product Declaration) è un marchio istituito dal governo svedese.
Si tratta della Dichiarazione Ambientale di Prodotto che punta a comunicare in modo trasparente le informazioni riguardo l’impatto ambientale dei diversi cicli di vita. Il fine ultimo è permettere il confronto tra prodotti che svolgono la stessa funzione, indentificandone dati ambientali quantitativi associati alla loro produzione. Questo marchio spinge le aziende a ottimizzare i processi e a ridurre gli sprechi.
Water footprint
Un altro parametro da tenere in considerazione è la WATER FOOTPRINT che rappresenta il volume totale di acqua dolce utilizzata ed inquinata, lungo tutta la filiera di produzione. A livello globale, il settore agricolo ha un impatto idrico altissimo: utilizza circa il 70% dell’acqua dolce, riporta l’OCSE.
La WATER FOOT PRINT è un indicatore geograficamente esplicito ed è suddiviso in tre componenti: acqua BLU, VEDRE e GRIGIA. La prima fa riferimento alla porzione evaporata dalle acque superficiali e di falda, la seconda rispecchia l’acqua piovana evaporata dal suolo e la terza la quantità d’acqua necessaria per diluire i contaminanti generati dal processo produttivo.
Vi sono numerosi studi e ricerche che hanno calcolato la WATER FOOTPRINT necessaria per ottenere una certa unità di alcuni prodotti finiti. Secondo uno studio condotto dall’Università di Twente, Paesi Bassi, gli impatti idrici più elevati spettano alla carne bovina con 15 000 litri per Kg e del cioccolato con 24 000 litri per Kg.
Queste sono solo alcune delle etichette che il consumatore potrà consultare, sempre di più nel prossimo futuro, e a cui farà riferimento e affidamento per ponderare le scelte di acquisto in un’ottica di riduzione della propria impronta ambientale.