Food waste, una risorsa da sfruttare

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Ridurre i rifiuti alimentari e riutilizzare quelli esistenti per generare energia e nuovi prodotti

A cura di Francesca Girotto, UNIMI – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali

Cosa sono i rifiuti alimentari? I rifiuti alimentari sono identificati come i materiali destinati al consumo umano che vengono successivamente scaricati, persi, degradati o contaminati.

Nell’Unione Europea ogni anno vengono generati circa 88 milioni di tonnellate di scarti organici lungo l’intera filiera dei prodotti alimentari, con ben il 61% riferito alla fase di consumo finale. Tali dati sottolineano quanto sia ancora importante puntare sulla comunicazione del problema attraverso campagne anti-spreco e progetti di sensibilizzazione. Fondamentale è iniziare dalle scuole, per inculcare alle nuove generazioni i metodi per essere dei consumatori responsabili.

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Piramide gerarchica di gestione dei rifiuti alimentari

In una gerarchia di gestione degli scarti alimentari, sicuramente la prevenzione è al primo posto. Segue la possibilità di recuperare il cibo ancora perfettamente edibile come fonte alimentare per i più poveri. In quest’ottica, varie organizzazioni benefiche, come ad esempio Banco Alimentare, hanno creato una fitta rete di contatti con supermercati, mercati ortofrutticoli, ristoranti, compagnie di navigazione, capitanerie di porto per riuscire a recuperare cibo invenduto, vicino alla data di scadenza, non consumato o confiscato prima che venga sprecato. A seconda dell’alimento trattato, in questa fase risultano fondamentali la capacità di processare rapidamente certi cibi per prolungarne la shelf-life, di conservarli adeguatamente e di ridistribuirli in tempo utile a strutture caritatevoli. Il cibo non più edibile può poi essere sfruttato per l’alimentazione animale, valorizzato energicamente, stabilizzato aerobicamente sotto forma di compost e, solo come ultima e non preferibile opzione, smaltito in discarica o incenerito.

I rifiuti alimentari come fonte energetica e di nuovi prodotti

In un’ottica di economia circolare, gli scarti alimentari sono da considerarsi una preziosa risorsa da sfruttare. La produzione di bio-carburanti e di bio-prodotti proprio a partire dai rifiuti organici ha il duplice beneficio di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dalle discariche e di una maggior conservazione delle risorse naturali non rinnovabili come carbone e combustibili fossili. Ormai sono ben noti i processi di digestione anaerobica per il recupero di bio-metano, ma oltre a ciò possiamo citare i processi fermentativi per la produzione di bio-etanolo o bio-idrogeno. Parallelamente, proprio da questi processi fermentativi si possono ottenere acidi grassi volatili a catena più o meno lunga che possono fungere da monomeri di base per la produzione di bio-plastiche (i.a. polivinilacetato, bio-polietilene, acido polilattico).

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Bioraffinerie dei rifiuti alimentari

Svariati sono ora i processi di riconversione industriale per la valorizzazione dei rifiuti alimentari. Basti pensare al recupero di componenti bioattive (i.a. antiossidanti, fibre, coloranti) per uso nell’industria farmaceutica e cosmetica, tessuti a partire da fondi di caffè o dagli scarti di spremitura degli agrumi, abbigliamento in eco-pelle dalle bucce di frutta, coloranti per tessuti da scarti di produzione di olio di oliva e vino.

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I rifiuti alimentari, dunque, rappresentano un versatile feedstock a seconda di ciò che si mira a ottenere permettendo il raggiungimento di notevoli benefici sui tre fronti della sostenibilità: ambientale, economico e sociale. Da tener presente sono le caratteristiche del rifiuto in entrata e il contesto specifico in cui si è di volta in volta inseriti per declinare le soluzioni proposte anche sulla base dei limiti e delle esigenze in essere.

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