Industria 4.0 per il settore meccanotessile

Su Triwù, il video del primo seminario organizzato da Acimit il 14 novembre 2017 per supportare le imprese associate a sostenere le sfide e la grande trasformazione a cui il settore va incontro

Industria 4.0 rappresenta un grande cambiamento. Tuttavia, mettere in pratica la trasformazione verso il 4.0 non è una operazione standard applicabile a tutti i settori. Il meccanotessile deve comprendere quali aspetti di Industria 4.0 possano essere messi al centro della propria trasformazione. Proprio per supportare le aziende associate in questo percorso, Acimit (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria Tessile) organizza tre seminari sul tema, in collaborazione con Triwù, che prevedono la possibile partecipazione presso la sede di Milano dell’associazione in via Tevere 1 e la diretta streaming dell’intero incontro. Il primo seminario si è svolto il 14 novembre 2017, in questa pagina trovate il video relativo e un commento.

Industria 4.0 e settore meccanotessile: le tematiche affrontate durante il seminario del 14 novembre 2017 e alcuni approfondimenti relativi

C’è accordo generale sul fatto che 4.0 non deve essere interpretata solo come una attività tecnologica, ovvero una introduzione di macchine e software in azienda. Ovvio che ciò deve avvenire, ma senza un mutamento culturale nella gestione della evoluzione tecnologica, la trasformazione può risultare inefficace. La digitalizzazione – intesa nel senso più ampio del termine – non è quindi uno strumento per fare delle cose, uno strumento che migliora i processi. La digitalizzazione è un processo che genera nuovo valore. Così deve essere interpretata.

>>> COLLABORARE PER COMPETERE: da Confindustria Bergamo, il terzo appuntamento di Acimit sull’industria 4.0 <<<

Per un approfondimento vai all’articolo di Triwù:
“Gli ingredienti dell’Industria 4.0 in salsa italiana” >>>>> QUI

E’ connessa alla capacità gestionale di cui sopra, per esempio, la l’importanza di capire cosa si può rinnovare e cosa invece necessita di scelte nettamente diverse. Si è citato un gergale inglese: ciò che è out of the box, ovvero che cambia completamente il punto di vista; mentre in altre direzioni è importante capire come l’esistente si può modificare; anzi: lo si deve fare perché non si deve abbandonare una funzione tradizionale che ha un suo valore proprio perché viene rinnovata e non stravolta.

Per un approfondimento vai agli articoli di Triwù:
“Omr: l’insostenibile leggerezza della meccanica” >>>>> QUI
“Bonfiglioli: quando il digitale trasforma la fabbrica” >>>>> QUI
“Digitalizzare i trasporti: una trasformazione culturale” >>>>> QUI

Naturalmente i contenuti dei due punti precedenti hanno sollevato la seguente ovvia domanda: bene, ma come si acquisisce questo nuovo knowhow gestionale? Dove si trovano le competenze?
C’è un percorso formativo da prevedere?

Per un approfondimento vai agli articoli di Triwù:
“Industria 4.0: la chiave è investire sulle competenze” >>>>> QUI
“Manifattura additiva, tra modelli organizzativi e nuove competenze” >>>>> QUI

Questo tema ha fatto emergere un dato di complessità del 4.0 che è reale e che certamente non è banale risolvere. Nel prossimo seminario si cercherà di entrare nel merito di questo aspetto. Una iniziale risposta emerge da una indicazione che sembra proporsi come di grande importanza: bisogna mettersi insieme. Ovvero: uno strumento che può rendere efficace e decisamente più sicuro il passaggio al 4.0 è quello della creazione di pool di aziende, con scambio di problemi e soluzioni, con la capacità di guardare il 4.0 anche in settori diversi, con la possibilità di attivare consulenze condivise.

Si è accennato ad esperienze concrete nelle quali la logica di rete ha davvero dato buoni risultati.
Per un approfondimento vai all’articolo di Triwù:
“Piccolo è fragile. Investimenti e capitali: le necessità del capitalismo italiano” >>>>> QUI

Del resto 4.0 – lo si vede sul campo in molti casi concreti – si interfaccia in modo significativo con le strategie di Open Innovation, ovvero con la fine dell’epoca “devo avere in azienda i cervelli migliori”. No, il knowhow me lo procuro dove posso trovare ciò che meglio mi funziona, collaborando esplicitamente. In casa devo avere una squadra che ha la duttilità per interfacciarsi con l’esterno. Naturalmente, se poi sono molto bravi, ottimo.

Per un approfondimento vai agli articoli di Triwù:
“Il giusto contesto per le idee innovative”
>>>>> QUI
“Electrolux Open Innovation” >>>>> QUI
“Open innovation Summit” >>>>> QUI

E si è sottolineato come molte idee per declinazioni del 4.0 possono arrivare da attività produttive molto diverse dalla propria. Questo dato, del resto, appartiene al DNA del digitale, che per sua natura è pervasivo e virale, nonché ibrido. Nel seminario si è per esempio suggerito che, per quanto riguarda le nuove competenze da inserire in azienda, la grande tribù dei progettisti di app è da prendere in considerazione. La logica di questi progettisti, infatti, è osservare una porzione di realtà qualunque e progettare un servizio che la migliori. Cooptati in azienda, quindi, addestrati alla comprensione della realtà produttiva specifica, poi dovrebbero produrre risultati interessanti.

Per un approfondimento vai agli articoli di Triwù:
“Industria 4.0 secondo Ruggero Frezza. È davvero rivoluzione, quando le aziende diventano una piattaforma e sviluppano con i loro                                                                                                     stakeholder una intelligenza collettiva. Come le formiche” >>>>> QUI
“Piante e animali, l’animo delicato dei robot del futuro” >>>>> QUI

C’è un altro aspetto emerso nel seminario: se nella messa a 4.0 della mia attività produttiva scopro che le macchine che uso dovrebbero essere diverse, bene, cosa faccio? Chi me le dà? Qui si ritorna alla nuova progettualità che nasce dal creare processi aperti. Il pool di aziende di cui prima si diceva, deve comprendere anche altri soggetti della filiera globale che esprime un settore. La squadra deve quindi essere intelligentemente allargata. Ci sono esperienze già in atto nelle quali si sono aperti scambi strutturati con gli utilizzatori dei propri prodotti e, in alcuni casi, addirittura con i consumatori

Per un approfondimento vai agli articoli di Triwù:
“Fabbrica 4.0: una catena di montaggio in miniatura” >>>>> QUI
“Quattro braccia superveloci che sanno adeguarsi (è un robot)” >>>>> QUI

A quali nuove opportunità si deve guardare con l’apertura al 4.0? Nel seminario si è sottolineato che deve essere presa seriamente la possibilità di aprire nuovi mercati, di pensare a nuovi prodotti, nuovi alla radice. Questa potrebbe essere una delle opportunità più interessanti per la crescita del business.

E per riflettere un po’:
“Ecosistema per IoT? No grazie. La versione UniquID per l’industria 4.0” >>>>> QUI
“La matematica deve entrare nelle aziende” >>>>> QUI

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