Moda sostenibile e PNRR, verso la transizione ecologica

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Il piano d’azione di UE per industria tessile e moda

L’Unione Europea ha varato un nuovo piano di azione per l’economia circolare, che si rivolge al settore dell’industria tessile e della moda, un settore che ha un forte impatto ambientale, per il consumo di risorse idriche e di suolo, per  le  emissioni di gas serra legate alla lavorazione e al trasporto e per i rifiuti tessili.

Dal sito Open Innovation di Regione Lombardia ricaviamo alcuno dati:
• l’impronta idrica della produzione di una singola maglietta di cotone è di 2,700 litri di acqua, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo (Waterfootprint.org);
• la produzione tessile è responsabile del 20% dell’inquinamento idrico a livello globale: il lavaggio di capi sintetici rilascia il 35% di microplastiche primarie nell’ecosistema;
• l’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni di carbonio a livello globale, causato in gran parte dal trasporto internazionale e marittimo;
• i cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Gli indumenti usati per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza intende accelerare la transizione green, incentivando l’economia circolare, il riciclo, l’ecodesign, gli eco-prodotti anche nel settore della moda. Con la Missione 2 Componente 1 PNRR Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti, seguendo il paradigma dell’economia circolare, sono destinati 2,10 miliardi di euro per il potenziamento, ad esempio, dei “Textile Hubs”, la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo per raggiungere il target di 100% recupero nel settore tessile.

In questo contesto, la Regione Lombardia, all’interno della Smart Specialisation Strategy 2021-2027, favorisce lo sviluppo di nuove tecnologie, di strumenti e di modelli innovativi che sostengano e incentivino una moda sostenibile.
Tra le misure di finanziamento a cui la Lombardia partecipa a livello regionale, nazionale ed europeo, particolarmente rilevante è lo sviluppo e la ricerca nei seguenti ambiti:

  • industria tessile competitiva e sostenibile, materiali avanzati, metodologia e strumenti per l’eco-design;
  • tecnologie innovative per l’uso sostenibile delle risorse naturali e per il recupero di materie prime da scarti e rifiuti tessili;
  • nuovi modelli di business nel settore moda.

Di particolare importanza per Regione Lombardia è l’incremento della competitività e della sostenibilità ambientale dell’industria tessile, intervenendo sui processi produttivi e sull’assetto organizzativo e gestionale delle imprese.

Economia circolare

Si sta diffondendo un approccio basato sulla economia circolare, per arrivare ad una filiera trasparente e attentata all’ambiente.
Grazie all’estrazione delle caratteristiche dei capi al momento della catalogazione, è possibile creare piattaforme marketplace dove si acquistano in grandi quantità indumenti dismessi. Questo per favorire l’incontro tra domanda e offerta di rifiuti tessili.
La stessa logica è alla base di progetti volti alla realizzazione di piattaforme open source per la gestione degli scarti tessili: l’obiettivo è ottenere un’analisi completa dei rifiuti tessili, per mappare le capacità degli impianti di riciclaggio tessile.
Lo scopo: creare piattaforme digitali aperte per mettere in contatto chi si occupa di riciclaggio e i selezionatori di rifiuti tessili per aumentare la circolarità.
Inoltre, un’ulteriore soluzione sostenibile è l’utilizzo di filati e tessuti derivanti da scarti organici. Tra le produzioni più innovative vi sono brand sostenibili che utilizzano residui vegetali derivanti da colture alimentari, normalmente lasciate a marcire o bruciate, trasformati in risorsa preziosa da trasformare in tessuti. Esistono già diverse startup innovative che utilizzano scarti di agrumi (filati e tessuti), mele e uva (prodotti in similpelle), caseina, riso e scarti di caffè per creare tessuti.
Inoltre si sta diffondendo tra le aziende la pratica del deadstock, ovvero della capacità delle imprese di mappare e riutilizzare abiti mai usciti dai magazzini e invenduti. Questo risponderebbe a una logica di bioeconomia circolare, data la difficoltà in alcuni casi di riciclare o riparare i capi.

Le tecnologie

In questo scenario di opportunità, ci sono le nuove tecnologie: ad esempio la stampa 3D, che offre la possibilità di customizzazione del prodotto, l’allungamento del ciclo di vita grazie alla scomponibilità delle parti e al loro riuso, la correzione degli errori sugli indumenti prima della stampa, tramite software.
Ulteriore potenziale innovativo è legato alle soluzioni che utilizzano la tecnologia Blockchain. Attraverso l’immodificabilità delle informazioni registrate su Blockchain, gli attori della moda sostenibile possono controllare tutto il ciclo della Supply chain con la massima garanzia di trasparenza.
La transizione verso una moda sostenibile passa anche per il retail, ovvero tutte le attività connesse alla vendita. Attraverso sistemi predittivi che utilizzano l’AI, è possibile raccogliere dai consumatori dati fondamentali per gestire in maniera sostenibile l’over-produzione. L’impiego di tecnologie di identificazione come il rilevamento in tempo reale si può inoltre tracciare il prodotto nella gestione del venduto e dell’invenduto: Rfid (Identificazione a radiofrequenza), Epc (Electronic Product Code), Nfc (Near Field Communication), fino alle “etichette intelligenti” di ultima generazione.

Il progetto R-CE

In particolare sul tema dell’economia circolare, ricordiamo il progetto R-CE – Responsible Circular Economy che Triwù sta seguendo con l’Università degli Studi di Milano.

Al tema della moda sostenibile abbiamo dedicato una trasmissione di Darwin, l’evoluzione della scienza su Radio24.
sostenibilita_moda2Moda sostenibile, dalla fast fashion ai tessuti green
Ogni anno, secondo le stime dell’ONU, il settore della moda consuma 215 trilioni di litri d’acqua e spreca 100 miliardi di dollari in materiali sottoutilizzati. I brand della fast fashion e quelli dell’alta moda si stanno muovendo per introdurre elementi di sostenibilità nei materiali e nei processi produttivi. L’innovazione e la tecnologia senz’altro sono alleati indispensabili per garantire un minor impatto ambientale del settore tessile. Proviamo a capire come sia praticabile con Giusy Cannone, CEO di Fashion Technology Accelerator. Facciamo anche una riflessione sulle scelte responsabili di ognuno di noi insieme a Nicola Pasini, docente del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano.

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