Nella mano sinistra i documenti, nella destra i bitcoin: quando la tecnologia inizia a migliorare l’uomo invece che ripararlo


Poco importa se la crisi dei bitcoin (monete virtuali)  sia o meno irreversibile, certo è che sono parte di un mondo che sta cambiando. E siccome, nonostante tutti i mutamenti, del denaro (sia fisico, sia virtuale) ci sarà sempre bisogno, bisognerà anche avere un posto dove conservarlo. Se per le monete fisiche il problema è risolto, per quelle virtuali la questione è ancora aperta: telefonino, carte di credito sono effettivamente strumenti un po’ old economy; per questo si inizia a sperimentare, proponendo i primi gadget, più divertenti che impattanti, ma sintomatici di un movimento. In Olanda, hanno iniziato a inserire i primi chip nelle mani, nella sinistra si registrano i documenti più utili nella vita di tutti i giorni, nella destra i bitcoin.
Dal punto di vista pratico, sono dettagli ininfluenti, rappresentano però il modo attraverso il quale si cerca di orientare il dibattito su tematiche oggi marginali, ma destinate a diventare presto centrali. Sono infatti esperimenti, a metà tra antropologia e sociologia, più o meno strutturati, che servono a testare quali siano i limiti dell’accettazione sociale degli interventi tecnologici, a capire fino a dove ci si può spingere nel compiere, direttamente sull’uomo, interventi migliorativi e non più semplicemente riparativi, a sperimentare nuove tecnologie che permettano a sistemi diversi di dialogare tra loro.

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