
Transizione alimentare significa produrre e consumare con un paradigma sano, circolare ed efficiente. I passi da compiere
A cura della Professoressa Laura Piazza, UNIMI – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali – AIDIC – Food Engineering
La cultura è spesso indicata come l’insieme di credenze, pratiche e costumi di una particolare società, persone o periodo storico, ma questa definizione non affronta esplicitamente il modo in cui è probabile che questi fattori varino e si modifichino nel tempo.
Allontanandosi da concettualizzazioni più statiche della cultura in varie discipline, il termine “culture in transizione” evoca i molteplici modi in cui le culture interagiscono con fattori come le aspettative della società, il linguaggio, i fattori etici e di salute pubblica e il progresso tecnologico e scientifico. Concettualizzare la cultura come fluida e dinamica è dunque coerente con l’interazione di fattori socio-politici, culturali e scientifici impattanti spesso dissimili in diversi contesti.
La transizione alimentare
La cultura alimentare e la sua storia mostrano in particolare come il cibo abbia influenzato l’evoluzione umana e come gli esseri umani a loro volta abbiano ridefinito il cibo nel tempo. La produzione e il consumo di alimenti sono entrambi potenti mezzi di messaggi e culture.
Mascherata fra i due pilastri: “Transizione Ecologica” e “Transizione Energetica” si sta facendo strada la “TRANSIZIONE ALIMENTARE”.
Attuare la “Transizione alimentare” significa che si deve produrre e consumare con criteri diversi rispetto a quanto accade oggi, mirando all’accettazione della società e all’apprezzamento dei consumatori. È una transizione dall’attuale sistema alimentare, spesso insostenibile, a un paradigma sano, circolare ed efficiente in termini di risorse. La transizione è urgente e vede coinvolti la scienza, i valori sociali e dell’economia.
È chiaro che per migliorare la salute umana e per non impattare negativamente sulla salute del pianeta, il sistema alimentare deve adeguarsi velocemente. Il futuro dell’interazione uomo-alimenti riflette i nuovi problemi che avremo a riguardo della cultura, della salute, dell’ambiente. Si prospettano nuovi modi del food design che evolveranno insieme a nuove tecnologie innovative per riapprendere la materialità e la cultura del cibo nei nuovi contesti socio-politici e ambientali.
Garantire che un’alimentazione sana equivalga a un’alimentazione sostenibile richiede la collaborazione di molti stakeholder lungo tutta la catena di valore (che va dal campo, dagli allevamenti, fino alla gestione del fine vita degli alimenti e degli imballaggi che li proteggono). Questo significa che esperti in vari ambiti sono chiamati a interagire per articolare le rilevanti sfide del progresso tecnico e scientifico e per mobilitare i consumatori verso scelte alimentari sostenibili.
I passi da compiere
I pilastri per lo sviluppo futuro della industria alimentare sono ben delineati. La direzione è progettare e implementare soluzioni innovative, sicure e sostenibili lungo tutta la catena di valore:
- ripensare alla territorialità della produzione alimentare;
- progettare e realizzare alimenti per una dieta sana e sostenibile in un contesto socio-economico di progressiva urbanizzazione, di sbilancio fra la crescente popolazione mondiale e la disponibilità delle risorse naturali rinnovabili, di necessario riequilibrio delle politiche agricole e incentivi;
- promuovere la cultura della circolarità lungo la catena alimentare.
A livello operativo, molte sono le sfide da affrontare con urgenza:
- adeguarsi velocemente sugli aspetti di sicurezza, accessibilità, sostenibilità, circolarità;
- abbracciare la trasformazione digitale nei processi di produzione, nel retail, nel sistema della tracciabilità;
- fornire funzionalità” nutrizionale, salutistica, edonistico/sensoriale e fornire “sicurezza” con elementi di design di prodotto che servono a mitigare il rischio per la salute dell’uomo;
- trasformare le materie prime mediante processi a basso impatto;
- incrementare l’utilizzo di metodi e approcci della “data science” per interpretare le tendenze dei consumatori verso nuovi prodotti e con obiettivi decisionali in vari punti della catena di valore.
Quindi la ricerca, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono fondamentali per consentire una transizione più rapida allo sviluppo inclusivo e sostenibile, in linea con l’agenda delle Nazioni Unite 2030.
Innovazione digitale
Lungo tutta la food value chain l’implementazione della trasformazione digitale (intelligenza artificiale, Internet of Things, Big Data) è riconosciuta come fondamentale verso produzioni responsabili per consumi responsabili.
L’industria alimentare 4.0 adotta la robotica, l’automazione e il controllo dei processi alimentari, si apre ai digital twins, simulatori digitali che supportano l’ottimizzazione della qualità della sostenibilità e dei processi. La convergenza delle dimensioni reali e digitali sta creando un continuum nel contesto della sostenibilità: i dati, che sono diventati centrali e sempre più strategici, devono essere protetti e gestiti utilizzando interfacce digitali per estrarre il massimo valore possibile. L’obiettivo finale è quello di attuare una trasformazione sostenibile dei nuovi cicli tecnologici, grazie soprattutto all’integrazione del digitale e della produzione.
Il rapporto con i consumatori
La transizione alimentare ripensa anche il rapporto fra offerta alimentare e consumatore. Questa relazione non è generalizzabile, non esistono regole globali. È una relazione guidata dai bisogni, dalle attese, dalle necessità (non solo nutrizione, ma anche salute, comodità d’uso, piacere) che sono evidentemente molto variabili. La data science è uno strumento per capire il nexus prodotto/funzionalità/prestazione e consumo. Supporta l’innovazione e le strategie per garantire fruibilità del cibo per tutti.
Infine c’è l’impegnativo obiettivo di promozione dell’economia circolare, non solo come una questione ambientale, ma come parte integrante delle strategie di occupazione e competitività. Le scelte di circolarità non sono a sé stanti: dal campo, dagli allevamenti fino alle industrie di conservazione o di trasformazione delle materie prime in prodotti alimentari formulati, la direzione comune è ridurre al minimo il consumo di acqua e migliorare l’efficienza energetica; è valorizzare i flussi secondari, gli scarti alimentari e i sottoprodotti per ridurre l’impatto ambientale del food waste. Il binomio imballaggi alimentari/ tutela degli alimenti e dell’ambiente è troppo chiacchierato e purtroppo al momento poco quantificato in termini di bilancio fra vantaggi, da un lato, e problematiche ambientali del packaging a fine vita, dall’altro.
In questo contesto i consumatori vanno educati nella scelta di diete sane e sostenibili. Le azioni di open science, di divulgazione e condivisione del sapere tecnico e scientifico sugli alimenti con il grande pubblico diventano quindi importanti traguardi da raggiungere.
Decisori politici, imprenditori, ricercatori, divulgatori della cultura alimentare sono chiamati a sostenere la transizione alimentare per innovare la value chain, per promuovere l’uso sostenibile delle risorse, per ottenere miglioramenti nella salute pubblica e nella qualità della vita.