Troppa natura sprecata nella filiera agroalimentare

Obiettivo: valorizzazione delle biomasse. Cluster Agrifood e Greenchem a confronto per limitare lo spreco e recuperare risosrse

Smau Bologna 2013
Workshop a cura di Inalca Novamont.
Relatori: Catia Bastioli, AD di Novamont SpA; Giovanni Sorlini, Responsabile Qualità, sicurezza e sviluppo sostenibile di INALCA Spa.
Modera Federico Pedrocchi

Prima parte

Seconda parte

C’è davvero tanto da fare per recuperare grandi quantità di “cibo” che, nei modi più diversi, si butta via. Mettiamo cibo fra virgolette perché la definizione è da intendersi nel senso più vasto del termine. A volte si tratta dell’alimento nella forma che più conosciamo, quello che troviamo nei supermercati protetto in contenitori. Qui, con tecnologie di packaging molto più evolute di quelle attuali, possiamo avere un controllo molto più fine dei tempi di scadenza. Ma poi ci allontaniamo dal cibo in senso stretto quando pensiamo ai progetti che mirano a sviluppare coltivazioni su terreni inadatti per ogni tipologia di specie agricole, ma che invece funzionano per coltivazioni per nulla pregiate ma assolutamente funzionali alla produzione, ad esempio, di bioplastiche.
Uno degli ambiti nei quali si registra, oggi, uno spreco elevato è quello del trattamento delle carni. In un processo di macellazione si estrae il 55 per cento circa di polpa e un 40 per cento di osso. Quest’ultimo, oggi, è buttato via. Inserendo negli stessi impianti di macellazione delle line dedicate al recupero e lavorazione delle ossa, si può ricavare una vasta gamma di prodotti, applicabili nell’industria farmaceutica come nei fertilizzanti agricoli.

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