Sembra una zattera, depura le acque su cui galleggia e produce ortaggi a bordo
Jellyfish barge è una soluzione innovativa per coltivare frutta e verdura in modo sostenibile: utilizza l’acqua dei fiumi o del mare e non sfrutta le risorse del terreno. Si tratta di una serra, costruita su una piattaforma galleggiante, che depura e desalinizza le acque in cui si trova per produrre a bordo ortaggi con la tecnica idroponica.
Il sistema è stato ideato e progettato da Pnat, un think tank tutto italiano, formato da biologi, architetti e designer, che si ispira ai processi naturali per studiare dispositivi in grado di far fronte ai problemi generati dai cambiamenti climatici e dall’impoverimento di risorse del Pianeta. Daniele Bettini di Triwù, web tv dedicata alla tecnologia e alla innovazione, ha parlato di questo innovativo sistema con Antonio Girardi di Pnat.
Come è stata progettata e costruita Jellyfish barge?
«Il progetto è stato pensato anche in funzione della sua economicità. I materiali che abbiamo utilizzato per la struttura della serra sono semplici, come il legno e il vetro e addirittura alcuni componenti sono riciclati. E’ nato quindi un progetto efficiente e sofisticato, ma che utilizza tecnologie costruttive semplici e flessibili. Il galleggiamento della struttura è garantito da 100 bidoni in plastica bonificati che provengono dal trasporto di liquidi industriali. I fusti sono ingabbiati da una serie di travi reticolari che corrono nel perimetro e lungo i raggi dell’ottagono. I fusti sono agganciati nella parte superiore a un deck in multistrato fenolico e su questo è costruita la struttura in legno di larice che supporta la serra e i dissalatori. A parte la struttura, abbiamo una serie di impianti che consentono di automatizzare il processo di produzione del cibo. Il costo totale del sistema dipende anche dagli impianti necessari e dalla qualità dell’acqua disponibile. Il range di costo va da circa 600 a circa 1000 euro al metro quadro di serra, in relazione al livello di complessità impiantistica richiesto. Proprio per il fatto che utilizza materiali e tecnologie semplici e per il suo innovativo sistema di coltivazione, Jellyfish Barge è appropriata anche per i Paesi in via di sviluppo: utilizza infatti meno fertilizzanti e permette di coltivare anche piante alofite, che in molte aree del mondo sono già alla base delle diete locali».
Quali prodotti si possono coltivare a bordo?
«Con Jellyfish Barge si può produrre qualsiasi tipo di ortaggio. Per coltivare pomodori e altre verdure con grandi frutti, occorre però creare i supporti adatti alla crescita delle piante. Il nostro sistema di coltivazione prevede l’utilizzo di una percentuale di acqua di mare direttamente utilizzata per l’irrigazione. Ciò consente di fornire alle piante gran parte del calcio, del potassio, del magnesio e del fosforo di cui necessitano, senza ricorrere ad additivi chimici. Inoltre, i dati che abbiamo raccolto dicono che le piante cresciute in questo modo hanno una maggiore quantità di antiossidanti e altre sostanze che ne aumentano il valore nutrizionale».
State lavorando ad altri progetti di questo tipo?
«Altri progetti su cui sta lavorando Pnat riguardano sempre il rapporto tra piante e tecnologia. Per esempio stiamo sviluppando delle soluzioni per “interpretare” il linguaggio delle piante che si basano su ricerche sviluppate dal LINV (Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) con cui Pnat collabora strettamente».
Pnat sarà presente a Seeds&Chips, il Salone internazionale dedicato alle start-up digitali innovative del settore agroalimentare ed enogastronomico che si terrà a Fiera Milano City dal 26 al 29 marzo 2015. (Qui è possibile trovare l’articolo e la videointervista di Triwù relativi all’evento).